martedì 12 febbraio 2013

Risposta a Silvia Davite su Monti


Cara Silvia, complimenti per la tua analisi. 
Scusa se mi permetto, ma devo obbiettare.
Il carisma del caro Professore è fuor di ogni dubbio altissimo come pure la sua abilità, propria di ogni leader, nella mimesi dei fatti e delle apparenze per ottenere l'immagine giusta in ogni momento e  per essere ben considerato da tutti.
La rottura tra politica partitica e il sociale è evidente ma forse non facilmente risolvibile dai buoni proponimenti di un rappresentante partitico come lui, proveniente per di più dal potere forte che ha contribuito ad influenzare le azioni politiche e bancarie internazionali, che hanno causato gli exploit dei derivati, e della conseguente crisi economico-monetaristica mondiale.
Lui di certo non è il solo responsabile, ma è facilmente identificabile dalle masse dei lavoratori e dai titolari delle partite iva, dai datori di lavoro, che hanno dovuto chiudere la propria carriera lavorativa per la crisi, come uno dei capri espiatori citabili con rapido riferimento.
La riqualificazione dei patrimoni edilizi e il problema dell'edilizia bloccata è grande quanto quello del rilancio della dignità giovanile e dei maturi privati di ogni prospettiva di lavoro: ma le due cose devono essere tenute separate. 
Non solo l'iper associazionismo in tutti i settori e non solo quello delle case popolari, è un fenomeno italiano che non è stato sufficientemente regolato ed è stato anzi ingiustamente lasciato alla mercè di enti fotocopia,caparbi  approfittatori delle imprecisioni legislative, ma anche quello del proliferare dei troppi comuni, dei troppi ordini e delle troppe onlus, tutti causanti effetti ingiustamente depauperizzanti le disponibilità di bilancio messe a disposizione dai governi, saccheggiate ingiustamente da questo modo deprecabile che definirei italo-mafioso di interpretare le leggi, per approfittarne indebitamente. 
Prima di pontificare quindi con tra i nuovi progetti milanesi e il rientro in europa dell'Inghilterra, aspetterei l'esito di queste elezioni, in cui gli italiani molto civilmente sono chiamati a partecipare per risolvere l'urgenza prioritaria nazionale che è la mancanza di lavoro, di liquidità, causate dalla crisi e dall'assenza di politiche agevolative, fiscali, ed economiche convincenti e sostenibili per le imprese e per gli investitori che potrebbero così ricominciare a sostenere le medesime.
Attrarre voglia di aprire attività in Italia è priorità assoluta antagonista alle recenti ed evidenti abnormi chiusure di impresa, e il nuovo collettivo che prenderà il potere dovrà preoccuparsi di stabilire immediatamente una forte innovazione attuando e dichiarando il nuovo piano industriale e fiscale nazionale che potrà convincere i giovani ad aprire un'attività, piuttosto che gli imprenditori nazionali ed esteri ad aprire immediatamente imprese in Italia.
Niente imprese, niente lavoro, niente Stato, niente Europa.
Affrontare tutto questo con il sistema partitico classico  è storia ormai decotta e la gente italiana, sembra stia vivendo una pacifica rivoluzione, non violenta come quelle dei paesi nordafricani, ma pacifica come quella che sta riempiendo le piazze italiane,  con la quale vuole ora dare più spazio ai giovani attivi volonterosi per partecipare a questo movimento della comunità reale, piuttosto che a quello della gang politica che convince sempre meno.
 L'esempio di Ratzinger illumini quindi il professore: con quali forze può credere di riuscire ancora per molto ad ingannare i giovani e le folle delle piazze?